Il diabete è una malattia su base autoimmune, dove cioè è proprio il sistema immunitario dell’individuo ad aggredire le cellule dell’organismo dedicate alla produzione di insulina. Per questo, la terapia consiste nella somministrazione, tramite iniezioni, di insulina più volte al giorno, mantenendo, al contempo, sotto controllo costante la glicemia, attraverso altre punture ai polpastrelli. Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha fatto molto per ridurre al minimo il rapporto con aghi e pungi-dito e migliorare la qualità della vita soprattutto di bambini e adolescenti. Ciononostante, proprio nel caso dei più piccoli, la cura del diabete rimane difficile, anche perché dipendente dal senso di responsabilità del singolo bambino/adolescente e della famiglia, dalla loro formazione rispetto ai comportamenti da tenere nella quotidianità e dalla loro determinazione a superare le difficoltà che possono presentarsi. In un simile contesto, un recente progetto di ricerca condotto dalla Clinica Pediatrica di Novara, in collaborazione con la University of Miami, potrebbe avere importanti ricadute positive. Alla base dello studio vi è la constatazione di come l’assunzione supplementare di Vitamina D e Omega-3 contribuisca a ridurre il fabbisogno quotidiano di insulina e migliori la qualità della vita del bambino. Restano senza risposta, però, alcune domande fondamentali. Perché alcuni bambini rispondono meglio di altri? Quali sono i meccanismi sottostanti all’efficacia del doppio supplemento con Omega-3 e Vitamina D? Quanto può durare, nel tempo, questa secrezione autonoma di insulina? Per questo motivo, è fondamentale che la ricerca prosegua.
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“Vitamina D e Omega-3 nel diabete del bambino/adolescente”